Vai al contenuto

La giudaizzazione di Gerusalemme

gennaio 20, 2012

La parola giudaizzazione, di non facile pronuncia, avrà già probabilmente scoraggiato più di qualcuno dalla lettura di questo articolo. Cosa vuol dire esattamente? Riprendo la definizione di un mio pezzo di alcuni mesi fa: la giudeizzazione è Il progressivo cambiamento dell’equilibrio demografico e delle connotazioni culturali di una regione e/o di una città (in questo caso Gerusalemme Est) a favore della comunità israeliano/ebraica e a scapito di quella arabo/palestinese; processo messo in moto e favorito da diverse politiche del governo israeliano.

Detta in soldoni, è una strategia israeliana messa in atto per trasformare la metà orientale di Gerusalemme in una città predominantemente ebraica, non solo in termini demografici, ma anche in termini  “storici” e “culturali”.

Questa politica si esprime sotto forme diverse. Innanzitutto, nei quartieri arabi di Gerusalemme Est la costruzione di nuove case è rigidamente controllata e limitata, mentre la loro espansione su terreni vuoti è praticamente proibita. Al contrario, i quartieri israeliani sono liberi di crescere liberamente e “naturalmente”, e ogni tanto un’area non edificata viene riservata per la creazione di un nuovo quartiere. Grazie a queste politiche, applicate nell’arco di 44 anni, ci sono attualmente circa 200,000 coloni israeliani a Gerusalemme Est, in contravvenzione con il diritto internazionale.

Un altro esempio di intervento più sottile: il quartiere arabo di Silwan sorge sopra le rovine del primo insediamento ebraico di Gerusalemme, risalente a circa 3000 anni fa, e soprannominato la Citta’ di Davide dal nome del re biblico. Potrebbe dunque apparire naturale che diverse case siano state espropriate e demolite e che una certa area sia stata riservata per gli scavi archeologici. Al tempo stesso però, a fianco di questo sito storico, sono sorte anche due file di villini privati e una passeggiata pedonale ad uso esclusivo dei coloni israeliani; e il piano a lungo termine è di favorire progressivamente l’insediamento ebraico e di cancellare la presenza araba da tutta la metà meridionale del quartiere. La presenza del sito archeologico verrà sfruttata per mettere i risalto i legami ancestrali del popolo israeliano con questa zona e per renderne più accettabile l’indebita appropriazione.

Sono usciti in queste settimane due rapporti interessanti che spiegano la situazione meglio di quanto lo possa fare io. Il primo è di Al-Maqdese for Social Development, un’organizzazione di difesa dei diritti dei Palestinesi di Gerusalemme; il loro rapporto riporta nei dettagli tutte le demolizioni di case avvenute a Gerusalemme Est nel 2011 (46 casi in totale). I dati più interessanti sono però le statistiche compilate dal 2000 al 2011: secondo questa associazione in 12 anni ci sono stati 1059 casi di demolizione per un totale di 4865 Palestiniasi sfrattati e costretti a trasferirsi o a emigrare.

Il secondo documento è stato invece preparato dai consolati europei a Gerusalemme e a Ramallah; era indirizzato alle istituzioni dell’Unione Europea e pensato per un uso confidenziale e interno, ma è stato passato di soppiatto alla stampa. Questo rapporto spiega come le politiche israeliane stiano frammentando la parte araba della città in una catena spezzata di quartieri isolati l’uno dall’altro: questa situazione rende sempre più difficile e improbabile la futura adozione di Gerusalemme Est come capitale della Palestina, e in questo modo vanifica ogni speranza di una pace duratura tra i due popoli. Inoltre l’impatto negativo di queste politiche sull’educazione e sulla salute della popolazione è notevole.

E’ un documento davvero interessante, soprattutto per chi non abita in Palestina e non conosce bene la situazione di Gerusalemme. Segnalo la versione integrale del rapporto (in inglese) e un articolo che ne riassume il contenuto (in italiano).

From → Contesti

Lascia un commento

Lascia un commento