Vai al contenuto

Ma’e Sharim, Gerusalemme Ovest. Una serata d’estate.

agosto 11, 2011

Uomini e donne, da soli o in gruppo, camminano ai bordi delle strade, e chiacchierano in piedi negli angoli delle piazzette. Gruppetti di bambini giocano spensierati. Qualche comparsa prende il fresco sui lunghi balconi delle palazzine. Due uomini conversano di religione o di politica al centro di una piazza scarsamente illuminata. Ogni tanto dall’angolo di una via, appare all’improvviso una figura scura: attraversa a passo affrettato la scena, senza guardare in faccia a nessuno, e si perde nelle ombre verso il suo destino.

La scenografia e i costumi sono tutti particolari. E’ un quartiere storico con case e palazzine in pietra, viuzze strette e sottoportici selciati, piazzette pedonali dalle forme contorte. Gli abitanti del quartiere sono tutti ebrei ortodossi. Gli uomini portano la camicia bianca, l’abito scuro, la barba lunga e il cappello a tesa larga nero. Le donne portano una lunga gonna scura, una maglia bianca, e un foulard scuro sui capelli. Anche i bambini più piccolini portano almeno la kippah sul capo. Nel centro del rione non si vedono automobili né altri ammennicoli moderni.

L’illuminazione è stata curata in maniera particolarmente accurata. I pochi lampioni di antica fattura proiettano una luce giallognola sui muri, sugli abiti, sui volti delle persone. Poche luci soffuse in provenienza dalle case; negli angoli delle vie e nei sottoportici regna l’oscurità. E’ una strana penombra, surreale da un lato, familiare ed intima dall’altro.

All’improvviso entrano in scena quattro giovani, due ragazzi e due ragazze, vestiti con abiti estivi all’occidentale. Sono visibilmente stranieri. Percorrono un tratto della strada principale e si infilano nelle viuzze strette del quartiere. Svoltano da una via all’altra in diverse direzioni senza una meta apparente; passano lo sguardo a destra a sinistra e si soffermano a osservare le case e i passanti; chiacchierano, commentano, ridacchiano con voce sommessa. Attraversano una piazzetta, entrano in un vicolo, risalgono una scalinata, imboccano un’altra strada principale e scompaiono alla vista. Uno di loro, sono io.

….

Così mi è apparso a primo impatto Ma’e Sharim, uno dei quartieri ortodossi più tradizionali e conservatori, in una visita notturna, rapida e fugace. Sembrava di essere entrati per sbaglio sul set di un film storico, c’era un’atmosfera da dietro le quinte, un gioco teatrale di luci e di ombre. Nessun elemento fuori posto, nessun indizio di modernità. Dovrò tornarci ancora, con più calma e di giorno, e magari fermarmi a parlare con qualcuno, per averne una visione più fondata sulla realtà e dissipare queste immaginazioni…

From → Racconti

Lascia un commento

Lascia un commento