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L’ossessione delle notizie quotidiane

dicembre 7, 2011

E’ una sindrome particolare che colpisce in particolare noi stranieri residenti in Palestina; è molto facile caderne vittime ed entrare in una sorta di dipendenza. A livello inconscio o subliminale, in molti ci rendiamo conto della gravità di questa sindrome, ma non siamo capaci di limitarne gli effetti o di porvi rimedio. E innanzitutto, come definirla?

Premetto che nei giornali palestinesi la maggior parte delle notizie ricadono in due categorie: la cronaca di attacchi, proteste, demolizioni e abusi legati al conflitto e all’occupazione israeliana, e il resoconto dei vari discorsi, incontri, e decisioni dei leader politici. Nei giornali israeliani, le due categorie citate godono di un discreto spazio (ovviamente in un’ottica diversa), e se ne aggiunge una terza: le questioni e i dibattiti sociali e politici interni ad Israele. Infine da entrambe le parti vengono riportare le più importanti notizie internazionali, soprattutto quelle sugli altri paesi mediorientali.

Dunque, la maggior parte di noi segue regolarmente queste notizie nazionali e regionali, sia per esigenze di lavoro che per interesse personale. In un primo periodo, appena arrivati nel paese, tutto sembra nuovo, importantissimo, consequenziale. Il governo israeliano delibera per la costruzione di mille nuove unità abitative nelle colonie in Cisgiordania? Uno scandalo! Hamas e Fatah si incontrano per discutere della riconciliazione al Cairo? Forse è l’inizio di una nuova era. Il presidente Abbas si prepara a richiedere l’indipendenza della Palestina alle Nazioni Unite? E’ l’avvenimento dell’anno, anzi del decennio, non ce lo possiamo perdere.

E così poco a poco l’ossessione prende piede: ogni singolo evento, piccolo o grande che sia, acquisisce un’estrema importanza ai nostri occhi, ne vogliamo conoscere tutti i dettagli, vogliamo leggere e sentire diversi punti di vista, capirne le varie sfaccettature, scoprire cosa ci sta dietro. In una regione del mondo in cui l’informazione è quasi tutta partigiana, viene naturale leggere la stessa notizia su giornali diversi, per ascoltare le diverse campane. Mi capita a volte, per le notizie più importanti, di leggerle e rileggerle, ad esempio, su Ma’an News (agenzia stampa palestinese), su Haaretz o sul Jerusalem Post (quotidiani israeliani), sulla BBC, sul New York Times, su Al Jazeera o Al Arabiya (canali di notizie arabi), a volte sul Corriere, o su Le Monde, o altrove. Sempre la stessa notizia, quasi uguale a sè stessa, solo ogni volta con piccolo dettaglio o una sfumatura in più.

E chiaramente poi se ne discute tra amici e colleghi. A lavoro abbiamo delle riunioni regolari in cui si analizza il contesto politico, i problemi umanitari, e il livello di insicurezza nel paese. E la sera o nei weekend, nelle serate tra amici, l’argomento del giorno salta sempre fuori :- Hai sentito che… – Ah, davvero? – Sì ma su quell’altro giornale ho letto che… – Ah, strano, su quell’altro sito non ne parlavano. – Certe voci però dicono che… bla, bla, bla, bla, bla.

Mi fermo qui con la mia descrizione. Quest’ossessione di cui parlo è in realtà un fenomeno del tutto normale e giustificato, e succede anche in Italia e in altri paesi, soprattutto con le notizie politiche. Sono solo un po’ preoccupato perché vedo me stesso, ed altre persone accanto a me, trascorrere una quantita di tempo esagerata nel leggere le notizie quotidiane, a volte in più sessioni giornaliere, e in totale per più di un’ora ogni giorno.

Certamente è importante restare aggiornati sull’attualità; ma è ancora più importante leggere ed informarsi sulle questioni di medio e lungo periodo, sulla storia, sulla società, sulla cultura; attraverso studi, rapporti, libri, documentari e seminari. Senza una conoscenza più approfondita del contesto, senza uno sguardo più allargato rispetto all’immediatezza del presente, come possiamo mettere ordine e senso in tutta questa serie di piccole notizie, simili l’una all’altra, che si ripetono incessantemente e tragicamente di fronte ai nostri occhi?

Purtroppo il tempo e le energie per questa analisi spesso ci mancano, e non sono mai abbastanza.

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